La giungla, il deserto salino, le spiagge; i pastori nomadi, il commercio e le memorie di Gandhi
Lo Stato del Gujarat si affaccia a trifoglio sul mar Arabico, connettendo la zona costiera immediatamente a Nord di Mumbai, fertile e popolosa, con le distese lunari del Kutch. Quest’ultimo è il distretto più occidentale del paese intero, confinante con il delta dell’Indo e che a causa di ciò si trasforma, durante i monsoni, in una sorta di isola separata da paludi dal resto della terra ferma gujarati.Tra i due lobi estremi si estende al centro il maggiore, occupato dal distretto del Saurashtra, letteralmente la regione dei cento regni, terra rigogliosa e pittoresca dove la popolazione rurale indossa ancora prevalentemente il costume della casta di appartenenza.
Terra di commercianti, allevatori e agricoltori, il Gujarat presenta oggi anche grandi zone industriali all’avanguardia e tradizionalmente un’eccellente produzione tessile, che ha la sua punta di diamante più evidente nelle straordinarie e celebri stoffe ricamate artigianalmente dalle popolazioni tribali, secondo la tecnica del Mirror Work. A partire dal terribile terremoto del 2001 – 20.000 morti – e poi dai violentissimi scontri interreligiosi verificatisi tra Indu’ e Musulmani nel 2002, questo interessantissimo Stato – da sempre crocevia di popoli e mercanti che da qui potevano imbarcarsi o evitare, viaggiando via terra, i passi dello Hindukush a Nordovest e il deserto del Thar nell’odierno Rajasthan, aveva perduto in parte la sua appetibilità, oggi pienamente recuperata.
Ahmedabad, la vecchia capitale oggi soppiantata dall’amministrativa e moderna Gandhinagar, vanta edifici notevoli di tradizione islamica – particolarmente apprezzabili gli antichi portali e finestre intagliati in legno – ma è in generale caotica, spesso dall’aria irrespirabile e a primo acchito poco invitante. Nelle vicinanze a Gandhinagar si trova però il celebre Sabarmati Ashram, fondato dal Mahatma Gandhi, nativo dello Stato, nel 1915 e dove proseguono le attività tradizionali da lui promosse. Si può visitare la sua piccola casa e forse in futuro rivedere ancora i pochi commoventi oggetti che furono di sua proprietà e che lungamente furono qui conservati: i suoi occhialini, i suoi sandali, proprio ciò che indossava. A circa 100 Km nord-ovest si trova invece lo spettacolare capolavoro della dinastia Solanki, dell’XI secolo: il tempio del Sole di Modhera.
Nella regione del Kutch vivono numerose comunità semi-nomadi, dedite da secoli alla pastorizia. Si possono vedere e visitare i loro villaggi e pernottare in loco, per esempio ad Hodka; sono deliziosi agglomerati formati da gruppi di capanne rotonde in fango, costruite intorno a una corte centrale. Le pareti interne di queste capanne, bhunga, sono spesso decorate a mano esattamente come le magnifiche stoffe che le padrone di casa comunemente indossano, e che volentieri vi venderanno: miriadi di specchietti, intricati disegni, colori puri.
Il Gujarat possiede la più lunga area costiera dell’India, con molti villaggi di pescatori dove fermarsi per qualche giorno o per un bagno. Se poi avete voglia di unire al bagno qualche piacere di tipo occidentale, per esempio una birretta fresca, potrete fermarvi sulla grande spiaggia di Diu che, come Goa, fu territorio portoghese fino agli anni ’60 e che del Portogallo conserva usi e sapori. Per un tuffo in mare unito invece ad un altro nella spiritualità indù ci si può fermare a Dwarka, regno di Krishna. Da evitare invece assolutamente la zona di Alang, dove i fantasmi del mare di tutto il mondo convergono per essere smantellati a mani seminude da disperati, convertendola in una delle aree più contaminate al mondo da veleni di ogni genere.
Per gli appassionati di fauna, vicino alla città di Junagadh, si trova invece la foresta Sasan Gir che ospita ancora, unico luogo al mondo, il leone asiatico, oltre a pantere, gazzelle e leopardi.
In Gujarat si radicarono nei secoli non solo numerose comunità di diversa origine, quali per esempio i Parsi, o le comunità israelitiche di Ahmedabad, ma anche una vasta popolazione appartenente alla religione Jain; per questo si possono incontrare frequentemente gruppetti di monaci e monache, interamente vestiti di bianco e armati di scopino e mascherina, utensili atti a scongiurare la soppressione involontaria per ingestione o per schiacciamento di qualsiasi essere vivente, anche il più piccolo. Ma potrete conoscere più a fondo questa affascinante religione, contemporanea e per certi versi simile al Buddhismo, recandovi a Palitana, fondamentale centro di pellegrinaggio jain e luogo tra i più incantevoli dell’India occidentale. Sorge infatti, nei pressi di questa cittadina, la più grande città-tempio dell’India, interamente costruita sulla cima della solitaria collina di Shatrunjaya. Teoricamente vietata al turismo, se discreti e rispettosi e se non ostentate oggetti di palese origine animale – di cuoio, per esempio – vi lasceranno salire i molti gradini che portano alla cima e potrete visitare questo luogo straordinario e colmo di pace. E se non ve la sentite, per pochi spiccioli vi porteranno su fino in alto in portantina.
Se invece scendete verso Sudest, per tornare a Mumbai, fermatevi magari a Champaner-Pavagadh, una antica capitale medievale con moschee magnifiche, autentiche pietre miliari nella storia dell’architettura islamica.